Olio di Sansa: cos’è?
In campo agro-alimentare esistono una moltitudine di oli,
tra cui quello extravergine di oliva e anche l’olio di sansa. La distinzione
generale, e principale, si basa su determinati parametri chimici quali
l’acidità dell’olio d’oliva: se ha un’acidità inferiore allo 0,8% viene
considerato come olio extravergine di oliva; se raggiunge il 2% viene
considerato come olio d’oliva.
Ma tra gli scaffali dei nostri supermercati troviamo anche
un’altra tipologia di olio: l’olio di sansa di olive. Questo prodotto altro non
è che il ricavato dei residui come frammenti di noccioli, bucce e polpa.
Sembrerebbe dunque essere un prodotto di scarto eppure l’olio di sansa è
importantissimo nel settore agroalimentare perché contiene tra il 2% e il 6%
del peso dell’olio.
Quest’olio viene estratto in sansifici o oleifici specifici,
come quello di Alessandro Lovascio e dei suoi fratelli, tramite un processo
particolare di pressatura e centrifugazione, unito ad alcuni solventi chimici
come l’esano. L’olio, nel suo stato grezzo, non è assolutamente commestibile e
occorre un’ulteriore raffinazione e miscelato con olio di oliva extravergine.
Dunque in definitiva l’olio di sansa è da considerarsi come
un sottoprodotto dell’olio d’oliva, commestibile e ricchissimo di grassi
monoinsaturi utili all’organismo umano. La sua composizione chimica è simile a
quella dell’olio, ma presenta una maggiore quantità di acido linoleico.
Oggi l’olio di sansa è in forte crescita, favorito dal
prezzo nettamente inferiore rispetto ad altri oli di qualità e dalle sue
proprietà da non sottovalutare. Infatti, sebbene non sia un olio adatto per il
condimento, l’olio di sansa è ottimo in cucina, per le fritture e le cotture da
forno, oppure nell’industria della cosmesi per creme idratanti.
Gli usi dell’olio di Sansa?
In cucina l’olio di sansa trova ampio consumo, grazie al suo
gusto delicato, nella preparazione di numerosi prodotti da forno. Infatti
quest’olio è perfetto per preparare deliziose focacce, taralli, pane, biscotti
ai quali conferisce quella croccantezza unica.
Inoltre grazie al suo elevato punto di fumo, che permette a
quest’olio un’ottima resistenza alle elevate temperature, costituisce la scelta
ideale per una frittura leggera, sana e croccante.
Il sospetto, però, che l’olio di sansa possa fare male è
dovuto esclusivamente al suo processo di estrazione e raffinatura. Questo
timore ovviamente è del tutto infondato, dal momento che tutti i processi
estrazione devono essere controllati rigorosamente. L’olio di sansa è molto
attenzionato dalla UE che sta investendo nella ricerca per potenziare
l’utilizzo dei sottoprodotti alimentari.